Auguri dal Madagascar, Pasqua 2020. Lettera di Don Luciano
Carissimi amici e benefattori,
carissime famiglie che avete un’adozione a distanza di un bambino delle nostre scuole, per questa Pasqua i nostri bambini non potranno scrivervi. Chi vi scrive con gioia è don Luciano, sacerdote responsabile della Scuola della missione di Anatihazo, anche a nome di don Rinja che segue le scuole del distretto di Faratsiho, don Jean Clement che è a capo della comunità di Antsofinondry e di tutti i confratelli che lavorano con noi.
E’ una Pasqua particolare, ove tutto sembra surreale. Ho l’impressione di essere stato trasferito su un altro pianeta. Eppure è tutto vero ciò che viviamo ogni giorno e ciò che vedo in tv o leggo dai giornali. Un interrogativo risuona nel mio cuore da più settimane: “Perché tutto questo? Cosa vuole insegnarci Dio da ciò che succede in Italia e nel mondo?”
Il coronavirus ha colpito anche noi, e i nostri bambini sono a casa già da tre settimane. Qui siamo solo agli inizi, e ci auguriamo che non succeda ciò che sta succedendo in Italia, o in altri paesi del mondo. I nostri dispensari sono aperti, per accogliere i più poveri e mettere a disposizione un medico e dei farmaci.
La prima regola che tutti i medici e i dispensari devono seguire è che chiunque arrivasse con la febbre, deve essere indirizzato subito in un centro che accoglie i malati di coronavirus. Attualmente sono un centinaio i malati e una decina i guariti. Ogni giorno aumentano i malati, tutto ciò dovuto al contagio.
Qui in capitale, città dove il virus si sta sviluppando maggiormente, c’è l’obbligo di non uscire di casa ma, purtroppo, la gente deve uscire per vendere qualcosa, per fare qualche lavoretto e poter guadagnare un poco per dare da mangiare alla famiglia. Distribuiamo anche del riso e dell’olio ai poveri, per moltissimi è l’unico cibo in questi giorni di festa.
Ci rattrista il cuore vedere così tanta sofferenza attorno a noi, dove tanti non trovano di che sfamarsi. Infatti per le strade della capitale, anche se il numero di macchine è diminuito, i pedoni sono aumentati. E continuano a esserci i venditori lungo la strada…e nessuno qui ha la mascherina!
La gente ha paura, così molti malati con febbre preferiscono curarsi a casa perché temono che se dovessero morire, il loro corpo non verrà restituito alla famiglia…in fondo siamo in un paese del terzo mondo dove è anche difficile far comprendere il rischio di certi comportamenti…
Leggo di medici, infermieri, preti, suore e volontari in genere che sono morti sul campo di lavoro!
Sento di ringraziarli per il bell’esempio di santità, di amore al fratello. Il loro esempio spinge al desiderio di essere come loro: non hanno scelto il martirio, ma si sono ritrovati dentro e non sono scappati, anzi hanno scelto di stare lì per dare conforto e vita a chi soffriva.
In questa Pasqua sono qui, al posto del messaggio colorato dei vostri bambini per dire a voi GRAZIE! Adesso è il momento in cui siamo noi a restituire ciò che voi ci avete donato con generosità e gioia. Vi doniamo la nostra vicinanza, la nostra preghiera, una preghiera insistente e incessante al Dio della vita. Una preghiera umile, ma coraggiosa, tenace.
Da sacerdote rifletto su queste chiese vuote e chiuse. Che non siano un segno e una sfida proveniente da Dio? Siamo invitati a comprendere il linguaggio di Dio, negli eventi del nostro mondo. Don Orione diceva ai suoi confratelli “fuori di sagrestia”. Papa Francesco ce lo ripete spesso “una chiesa in uscita”. Siamo invitati a vivere il nostro essere cristiano là dove siamo, con la consapevolezza di essere cristiani non perché andiamo a messa, ma perché viviamo come Gesù ha vissuto. Un Gesù in mezzo ai poveri, che non aveva paura, lontano dalla falsità, un Gesù che ricercava relazioni, vicinanza, che si isolava solo per cercare l’intimità con Dio Padre per comprendere sempre di più la sua missione.
Infine, ciò che mi viene spontaneo è dirvi: “Non scoraggiamoci dinnanzi a ciò che vediamo”. Ciò che leggo è terrificante, è surreale, ma ci sono anche tante mani generose, tanti volti che infondono sorriso e speranza, tanti cuori che sono diventati più morbidi, più di carne.
Che il Signore ci aiuti a cogliere la luce e la speranza in mezzo a così tanto dolore e sofferenza.
Vi assicuro la mia preghiera. Ogni giorno vi ricordo al Signore!
BUONA PASQUA da me, tutti i confratelli e le suore
don Luciano